La Stenografia nata e sviluppatasi in area latina – di cui ci occupiamo in queste pagine introduttive allo studio delle sintetiche e veloci scritture tuttora in uso su scena mondiale - è stata definita in molti, suggestivi modi. Ne proponiamo il più celebre, coniato da Enrico Noe: “l’arte di scrivere nel minor tempo e nel più breve spazio possibile”, precisando che il termine “arte” traduce, a livello qualitativo, il suo essere storicamente ed ontologicamente manuale, e, sul piano del contenimento dei segni e della consequenziale velocità di scrittura, la necessità di un rigoroso e metodico addestramento collegato alla scientificità della teoria che ne costituisce il fondamento e l’impianto generale. Nelle sue versioni moderne - scaturite in Europa fra Seicento e primo Ottocento dalle grandi Scuole di Inghilterra, Francia e Germania per opera degli insigni linguisti loro fondatori e dagli adattamenti resisi presto necessari per l’applicazione degli indirizzi elaborati alle più diverse aree dei parlanti di altri paesi - essa non è una mera tecnica di semplificazione della scrittura, ma una “linguistica applicata”, ovverosia uno studio conformato simbolisticamente tanto sull’impianto linguistico generale (fonetico-grafico), quanto sui più specifici caratteri costitutivi degli idiomi (morfologici, grammaticali ed etimologici) e che si configura come un sistema pratico di riduzione dei singoli segni alfabetici, unito ad un sistema di regole ulteriormente abbreviative delle parole, delle locuzioni, delle frasi, ed alla “siglatura” (codificazione in stenogrammi fissi) di taluni elementi portanti della struttura grammaticale (verbi, articoli, preposizioni articolate, aggettivi possessivi e dimostrativi) o di intere parole individuate come particolarmente ricorrenti nell’uso comune o caratteristiche di questo o quel settore.
La Stenografia è una disciplina viva, sia in quanto al passo con l’evoluzione lessicale e stilistica delle lingue, sia in rapporto alla multiformità ed alla multimedialità delle sue applicazioni. E, nella nostra epoca, sempre più si va dimostrando di grande duttilità “all’integrazione con le moderne tecnologie informatico-vocalico-digitali per la conversione dei testi orali in atti di scrittura (cfr. punto 2 dell’atto costitutivo dell’Istituto “Scripturae Munus”).
Dopo la soppressione del suo insegnamento nelle scuole statali d’Italia (istituti tecnici e professionali) nel 1996, ma anche in seguito al più generale e progressivo affievolirsi dei valori culturali, morali e civili nella società del dopoguerra - fenomeno che precede di diversi decenni questa discutibile decisione ministeriale e coincide con la “democratizzazione culturale” portata soprattutto, ma non solo, nella omologante, impoverita “scuola dell’obbligo” – essa incappò in una crisi che è stata, da 12 anni a questa parte, sostanzialmente di immagine, e che ha indotto una disinformata pubblica opinione a ritenerla obsoleta. Contemporaneamente si è fatto strada l’equivoco che assegna all’uso delle strumentazioni informatiche, da una parte, e dall’altra al facilismo tout court nella ripresa e nel trattamento dei testi linguistici (in particolare quelli di una certa informativa giornalistica corrente e delle stesse verbalizzazioni assembleari, considerati spesso alla stregua di prodotti “usa e getta”), la connotazione di criterio primario a cui informare l’opera dei cosiddetti “trascrittori”. Già! Dal titolo di “stenografo”, personale abilitato – sulla scorta di una seria e faticosa preparazione e dell’impegno, continuamente posto in essere, a sviluppare il proprio arricchimento culturale - a compiere un complesso lavoro intellettuale di “captatio” del pensiero e di suo riversamento in decorosa veste linguistica, si è pensato di scendere ad un gradino notevolmente più basso che, evocando la modalità eminentemente piatta e passiva del magnetofono, sorvola sugli aspetti della “dualità” emozionale profonda che si stabilisce fra l’eloquenza e la personalità di chi parla e la passione di chi rincorre il suo discorso e se ne appropria per restituirlo in adeguata, curata e bella forma scritta. Ma nessuna deleteria tendenza, compresa quella di alcuni Enti istituiti per la tutela e la promozione della Stenografia, che hanno scelto pragmatisticamente di seguire opposte strade, ha vinto finora sulla tenacia dei più avvertiti possessori della disciplina stenografica i quali assistono, in questo momento storico, alla concreta rinascenza di iniziative di prestigio. Tale è la fondazione dell’ “ISTITUTO SUPERIORE di RICERCHE, STUDI e FORMAZIONE nel campo della STENOGRAFIA e delle SCRITTURE AFFINI” che ha innalzato recentemente a Roma il suo campanile ed inaugura, con la presente pagina di introduzione ai significati riguardanti l’oggetto primario della sua attività, il sito internet www.stenografando.it.
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