Che cosa accadde alla Tachigrafia nel Medio Evo?


La caduta dell’Impero Romano nel 476 e la conseguente decadenza delle scienze, delle lettere e delle arti portarono a una parziale decadenza della Tachigrafia, che, comunque, durante il Medio Evo, si conservò sotto forma di “Notae ad usum signatorum”, vale a dire di repertori per redattori ufficiali e sigillatori di atti. Invalse l’uso di chiamare Notae tironiane le abbreviature usate nelle trascrizioni dei codici e formate sul tipo delle primitive e tradizionali Note di Tirone” (Giulietti, “Cicerone”, Rivista degli Stenografi 1957)


Anno 1000. La riscoperta della Tachigrafia.

Con il risveglio della vita civile e la nascita delle prime grandi Università (Bologna, Parigi), la celere scrittura torna in auge, consentendo la conservazione delle parole di eminenti personalità del tempo, come S. Francesco d’Assisi, S. Bernardino da Siena e Gerolamo Savonarola. Anche Dante dimostra di conoscere l’arte tachigrafica, cui accenna brevemente nel XIX canto del Paradiso, allorché, riferendosi a Federico II, scrive:


E a dare ad intender quanto è poco
La sua scrittura fien lettere mozze,
Che noteranno molto in parvo loco


Nascita della Stenografia moderna.

È possibile far risalire la nascita della Stenografia moderna al XVII secolo. I primi sistemi nacquero in Inghilterra, dove un’economia prospera, una politica illuminata e l’esigenza di riprendere fedelmente i discorsi pubblici determinarono il clima ideale per lo sviluppo di quest’ arte.


I principali sistemi stenografici inglesi.

John Willis pubblicò nel 1602, a Londra, The Art of Stenography. Oggi, egli è considerato il precursore della Stenografia geometrica moderna. Il poeta John Byron inventò un suo sistema nel 1723 e nel 1726 fondò una Shorthand Society. Seguì una pleiade di sistemi stenografici minori fino alla comparsa di un nuovo metodo, pubblicato nel 1786, ideato da Samuel Taylor, molto breve, semplice, pratico e di agevole rilettura, che riscosse un enorme successo, tanto da essere applicato anche alla lingua italiana da Emilio Amanti (sistema Taylor-Amanti) nel 1809.
Nel 1840 fa la sua comparsa il sistema geometrico Pitman, concepito da Sir Isac Pitman, di concezione rigorosamente fonetica, diffuso ancora oggi nel Regno Unito. Il sistema fu applicato alla lingua italiana da Giuseppe Francini (Sistema Pitman-Francini) nel 1883 e fu molto popolare.
Notevole concorrenza alla stenografia pitmaniana fu esercitata dal sistema Gregg, ideato dallo stenografo irlandese, John Robert Gregg, che pubblicò la prima edizione della sua opera nel 1887. Il sistema si caratterizza per essere di tipo misto e senza rafforzamenti ed è molto diffuso negli Stati Uniti.
Fra gli ultimi sistemi stenografici nati in ambito anglofono, degno di nota è senz’altro il sistema Teeline, ideato da James Hill, un insegnante di stenografia Pitman, nel 1973. Si tratta di un sistema molto più semplice rispetto ai precedenti ed è senz’altro il più diffuso nel Regno Unito, in particolare fra i giornalisti. I sistemi stenografici, da un punto di vista teorico e grafico, vennero storicamente a differenziarsi secondo la forma che avevano i segni dell’alfabeto. È possibile, pertanto, distinguere sistemi geometrici, sistemi corsivi e sistemi misti.


I sistemi geometrici.

I sistemi geometrici sono così definiti perché i segni alfabetici sono per lo più rappresentati da segni geometrici: punti, rette, curve, cerchi. Essi si adattano di più alle lingue cosiddette “monosillabiche”, come ad esempio l’inglese. In queste lingue le parole sono costituite prevalentemente da una o due sillabe. I più importanti sistemi geometrici sono il Taylor e il Pitman, nati per l’inglese, ma applicati in seguito ad altre lingue.


I sistemi corsivi.

Nei sistemi corsivi la forma e la pendenza dei segni derivano per lo più dalla scrittura corsiva; essi si adattano alle lingue cosiddette “plurisillabiche”, come l’italiano, lo spagnolo e il tedesco. Caposcuola della stenografia corsiva fu Franz Xavier Gabelsberger che, nel XVIII secolo, ideò uno straordinario sistema stenografico per la lingua tedesca nel quale introdusse anche l’ innovativo e mirabile espediente dell’indicazione simbolica delle vocali. All’inizio del 1800 il sistema Gabelsberger fu adattato alla lingua italiana da Enrico Noe, da cui la denominazione “Gabelsberger-Noe”, e si affermò in tutta la penisola divenendo il Sistema stenografico per eccellenza, fatto immediatamente proprio dalla classe degli intellettuali, dei letterati e degli scienziati ed ammesso, poi, al pubblico insegnamento. Cospicuo il numero delle Scuole e delle Associazioni sorte nel suo nome, alcune delle quali tuttora in attività.
Corsivo è pure un altro sistema tedesco, quello ideato, nel 1841, da Wilhelm Stolze, in concorrenza con il Gabelsberger. Varie modifiche furono apportate nel corso degli anni al sistema Stolze, da vari studiosi di Stenografia, tra cui Ferdinand Schrey. A cavallo fra il XIX e il XX secolo, venne elaborato un progetto di stenografia unitaria tedesca, che prese il nome di sistema Stolze-Schrey (1897).


I sistemi misti.

I sistemi misti, come lascia intuire la parola, sono quelli che si avvalgono di entrambe le componenti grafiche: corsiva e geometrica. Un esempio di sistema misto è il Gregg, nato inizialmente per l’inglese e oggi molto diffuso anche in aree francofone e ispanofone.


Sistemi stenografici italiani in epoca contemporanea.

In Italia, fino alla fine degli anni Novanta, finché cioè la Stenografia è stata insegnata nelle scuole italiane, i sistemi stenografici ufficialmente riconosciuti sono stati quattro. Essi portano il nome dei loro ideatori: Gabelsberger-Noe, Meschini, Cima e (Stenital)-Mòsciaro.